martedì 6 marzo 2012

Cattivik

Ogni tanto scrivo. Quando il tempo me lo consente, quando la stanchezza non mi chiude gli occhi alle 9 della sera, quando non c'è qualche preventivo da correggere, qualche mail da mandare, qualche messaggio a cui rispondere. 

Scrivo e stasera mi piacerebbe scrivere della cattiveria gratuita, quella che fa parte del dna di alcune persone e che neppure la pinza del dentista riuscirebbe ad estirpare. 

C'è chi nasce cattivo e cattivo resta. O chi lo diventa per motivi sconosciuti ai più. Chi lo fa per darsi un tono, per sentirsi importante, perché l'unico modo che ha di contare a questo mondo è fare del male al prossimo. 

Non capisco. Sarà che qualche decina di libri di filosofia orientale letti nella mia vita mi hanno fatto piacevolmente abituare all'idea del karma, ma sinceramente non capisco la cattiveria. Non crediate di avere a che fare con un asceta o con un moralizzatore. No : capisco la durezza, l'asprezza del carattere, l'ispessimento del cuore; ma quelle sono altre cose. 

La cattiveria è ferire solo per il gusto di farlo, senza un fine logico, con magari anche la convinzione di agire nel modo giusto, di essere dalla parte della ragione. 

Ecco : forse oltre i cattivi, anche quelli che hanno sempre ragione non li capisco. Mai riuscito ad avere sempre ragione. 

Sarà che non sono mai stato cattivo, o perlomeno non sono mai riuscito ad esserlo: per indole ma da qualche tempo per scelta. "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te." Chi l'ha detto ( e Lui ne sapeva qualcosa) dovrebbe essere ascoltato di più : non solo per sfoggiare il vestito nuovo o il Suv alla messa della domenica. 

Il Buddha (un altro che ne sapeva qualcosa) disse "Non sarete puniti per la vostra rabbia, ma dalla vostra rabbia". 

Per scelta non odio più nessuno. E non sono cattivo. Deciso, alle volte intransigente, motivato, forse acido talvolta. Ma la cattiveria la lascio volentieri a chi ha tempo da dedicarle. 

E tempo per affondare con essa. 

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